giovedì 2 luglio 2015

tutto il ferro della tour eiffel
[seconda parte]



    Diário de Notícias

    La chiave è avvolta in un foglio di giornale. Lo srotolo e mi accorgo che è una pagina del Diário de Notícias del primo dicembre 1935. Leggo con frenesia e curiosità: in diagonale, come mi ha insegnato un prof delle superiori.

    È MORTO FERNANDO PESSOA, LO SCRITTORE DAI TANTI NOMI
   
Lisbona 
 Si è spento nella giornata di ieri, a Lisbona, l'intellettuale e scrittore Fernando Antònio Nogueira Pessoa. L'uomo era stato ricoverato nell'ospedale di Luìs dos Franceses venerdì scorso, in seguito ad una crisi epatica [...] aveva 47 anni e lavorava come corrispondente per varie imprese commerciali della Baixa [...] ma il tratto davvero distintivo dell'autore è la scelta dell'eteronimia. Ieri non è morto soltanto Fernando Pessoa ma sono morti tutti quegli scrittori che lui aveva fatto vivere e scrivere, inventando per loro non solo una produzione letteraria ma addirittura una biografia [...] ieri è morto Álvaro de Campos, che Pessoa aveva fatto nascere a Tavira quarantacinque anni fa, dotandolo di aspetto piacevole, altezza media e colorito bruno, e donandogli inizialmente una vena decadente [...] Ricardo Reis, medico latinista e monarchico, nonché autore di stampo neoclassico, che Pessoa aveva deciso a un certo punto di far emigrare in Brasile [...] decine di scrittori minori cui Fernando Pessoa ha solo occasionalmente prestato la propria penna acuminata e mai banale, per il vezzo di esprimersi senza farlo in prima persona o, se si preferisce, di dare voce in modo letterale alle tante anime che popolavano la sua persona (NdT: Nella traduzione in italiano, si perdono inevitabilmente i giochi di parole contenuti nella versione originale dell'articolo: in portoghese, pessoa=persona.) [...] i funerali si svolgeranno con ogni probabilità nella giornata di martedì, in forma non solenne, presso la Basílica de Nossa Senhora dos Mártires.
    Luís Carvalho

    Sono ai piedi della torre. Ciro è a meno di dieci metri, ma vedo che la sua natura elfica inizia a scuoterlo da dentro. E io mi sento molto più tranquillo, sotto l'ombra arrugginita di quest'ammasso di ferraglia.
    – Gira il foglio, – biascica Ciro, prima di accasciarsi a terra. – Gira il foglio...
    Giro il foglio e quello che ho davanti agli occhi è una pagina del Diário de Notícias Apócrifo E Verdadeiro del 2 dicembre 1935.
    Incredibilmente, all'ingresso della Tour Eiffel non c'è fila.
    Come può succedere solo nei giorni di neve o nei racconti di fantasia.




     Conoscete questo Carvalho?
     Un idiota completo. Ma, come vede, la sua stupidità gioca a nostro favore.
    La donna è in piedi, le mani appoggiate allo schienale di una sedia, lo sguardo che rimbalza a tutta velocità dall'uno all'altro dei suoi interlocutori.
     Ancora non riesco a crederci...
     Intendiamoci: il Fernando Pessoa alcolista e modesto impiegato commerciale è esistito eccome, dice Álvaro de Campos, carezzandosi il mento.
     E lei lo sa meglio di chiunque altro, lo accompagna Bernardo Soares.
    Ofélia Queiroz è un po' confusa e un po' incazzata.
     Però...  riprende Álvaro  Ecco... Diciamo che se la cavava nel tradurre dall'inglese, ma niente più di questo.
     Ho conosciuto Fernando in una taverna, una sera, e ho capito subito che era perfetto per il nostro piano. Con quel cognome, poi... Non avrei saputo inventarne uno migliore,  ammette Bernardo Soares, mettendoci dentro un filo di enfasi.

    Io intanto sono arrivato al secondo piano della torre, quello dove c'è il Jules Verne.
    Famosissimo e costosissimo.
    Ma io ho fame.
    E ho avuto un pomeriggio difficile.
    Entro.


    Le lettere d'amore

     Fernando Pessoa è un'invenzione dei suoi eteronimi! chiosa Álvaro de Campos, con espressione efficace e sintetica, degna dei suoi sonetti migliori.
     Ma si può sapere voi chi siete?
     Siamo un collettivo di scrittori che vuole smascherare la superficialità e la malafede del sistema letterario e mediatico contemporaneo.
     E denunciare i meccanismi che trasformano l'artista in divo.
    Ofélia Queiroz è  un po' immobile e un po' incazzata.
     E perché dovrei aiutarvi?
     Lo faccia, e tra qualche anno sarà considerata l'unica donna amata in vita dal più grande scrittore in lingua portoghese di tutti i tempi.
     Dentro questo baule, ci sono migliaia di testi che abbiamo scritto negli ultimi vent'anni. Firmati da noi, ma imitando la calligrafia di Fernando. Materiale forte.
     Quello che è uscito finora, al confronto, è robetta.
     Lei deve solo trovare il modo di portare il baule in casa sua. Il giorno in cui verrà aperto, Fernando Pessoa diventerà una leggenda assoluta.
     E poi?
     Quando ci  saremo divertiti abbastanza, forse sveleremo che era tutta una balla.
     Intanto partiamo per il Brasile. Ricardo Reis ci aspetta da un pezzo. E tra non molto, qui a Lisbona i nostri nomi saranno troppo popolari...

    Mi siedo a un tavolo vicino alla vetrata.
    Il menu davanti a me propone faux filet, pavé de saumon, magret de canard... ma io, prima di mettermi a scrivere, devo assolutamente togliermi uno sfizio. Perché lo so che altrimenti i racconti vengono fuori con le voglie sulle gote.
    – Una crepe con nutella, – dico, senza alcuna vergogna, al cameriere elegantissimo che si è appena avvicinato.
    Lui è stupito, ma sa nasconderlo. Lo pagano, bene, anche per questo. Torna in cucina e ne riesce tre minuti dopo, con una crepe in piatto di ceramica firmato: giallissima, liscissima, rotondissima. Che mi costerà 32 euro.
    – Buona, – dico ad alta voce, mentre un'anima sottile di nutella mi si scioglie in bocca. Se ho fatto bene i conti, ogni forchettata sono quattro euro e rotti.
    – Falla esse pure cattiva... – commenta dalla spalla sinistra il mio angelo custode romano.

    Ofélia Queiroz osserva dalla finestra le facciate bianche, i tetti rossi, la pioggia obliqua di Lisbona. Si volta di scatto. Ha gli occhi un po' umidi.
     Não pergunte...  la implora il suo angelo custode portoghese.
    Lei si passa un fazzoletto sugli occhi. È un po' affranta e un po' incazzata.
     Toglietemi una curiosità: quelle lettere meravigliose che mi spediva...
    I due uomini si guardano. C'è una pausa semibreve. C'è un minimo cenno di intesa. Poi Bernardo Soares indica con un dito il proprio collega.
     Modestamente...  sussurra Álvaro de Campos, dopo un leggero colpo di tosse.



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