questo non è un blog su come trovare casa a parigi, ma magari così qualcuno ci finisce sopra per sbaglio
sabato 16 gennaio 2016
birdgirl
Questo pezzo è nato tra le fessure di Birdman nel Marais.
In attesa di capire come andrebbero usati microfoni e registratori, consiglio di ascoltare in cuffia (così il rimbombo è un po' meno fastidioso, sia per voi che per i vicini).
(capotasto sul primo)
1.
re fa#
hai passeggiato controvento per trent'anni e qualche mese
sol
con il tuo bagaglio a mano di proiettili e di rose
si- fa#-
quant'è vero che hai lasciato errori stesi ad asciugare
sol
e se hai provato ad impazzire, ci hai provato con piacere
re la-
nonostante sappia bene quanto è finta una canzone
sol
e che io sto alla tua penna come stanno le lattine
si- la
a un apriscatole affilato, adesso mettiti seduto
sol
chiudi gli occhi, se ti pare
e preparati a tacere
re
fino a quando avrò finito
2.
quant'è vero che parlavi raramente di futuro
e se mettevi su gli occhiali, era per guardarci il cielo
ti sembrava così strano non trovarci proprio niente
che non fosse immateriale oppure troppo più distante
della punta delle dita che stringevano il monile
con cui mi hai grattata via dalla tua scratch map mentale
io ero un film senza il sonoro dato solo in due o tre posti
tu eri un pezzo dei baustelle
ma cantato un tono sopra
e con gli accenti messi giusti
rit.
sol la re la-
e adesso giri in questa stanza che non è che un'astrazione
sol
come un trompe-l'oeil dell'anima, dal quale guardi uscire
si- fa#-
personaggi immaginari, marionette del passato
sol
che ti dicono stai calmo, adesso mettiti seduto
la re la-
adesso smetti di pensare sia una specie di partita
sol
che non va per forza vinta, ma anche solo respirata
si- la
questa vita che rimbomba nelle voci della gente
sol
allineata giù per strada
per fissarti alla finestra
re la sol re la sol
acrobatico e distante
3.
quant'è vero che hai lasciato amori stesi ad asciugare
che a centrifugarli insieme forse stingeranno pure
come è stinto il mio sorriso, marzo del duemilanove
quando un tuo cambio d'armadio l'ha riposto in un cartone
quando un tuo discorso idiota si è affrettato a sparpagliare
naftalina ed antitarme tra l'esofago e l'addome
tu eri un film di lars von trier proiettato all'orizzonte
io ero un pezzo delle luci
ma suonato all'ukulele
e coniugabile al presente
rit.
e adesso giri in questa stanza che non è che un'astrazione
come un trompe-l'oeil dell'anima, dal quale guardi uscire
personaggi immaginari, proiezioni del passato
che ti chiedono hai finito? non ti sembra esagerato
avere crisi dei trent'anni ad ogni cambio di stagione?
non c'è niente da stravincere, non è che una canzone
e ormai non è che un sottofondo il mormorare della gente
sulla voce di tua madre
che accarezza il davanzale
e dice chiudi, fa corrente
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